D’argento ad un tralcio di pianta di rose al naturale; lo scudo bordato di azzurro.
Prima di giungere allo stemma attuale, concesso con il decreto del 26 settembre 1954, furono esaminate altre proposte tra cui quella accolta dal sindaco Giuseppe Toller nel 1939. Sulla base della relazione storico-corografica redatta dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, nello scudo era raffigurata la chiesa parrocchiale dei Santi Nazaro e Celso, costruita nel X secolo per gli operai e i contadini, impiegati a lavorare le terre del cenobio di San Pietro, una dipendenza del monastero maggiore di Milano, sito sul colle di fronte; trovavano posto anche le chiavi pontificie per ricordare l’investitura particolare della badessa che comandava su queste terre, formando un’entità e una diocesi a se stanti sulle quali nemmeno il vescovo locale aveva poteri. Questo stemma, sebbene rispecchiasse la storia del paese, non fu approvato. Si decise così di rendere l’emblema il più semplice possibile, ricordando l’etimologia latina del paese, ad rosas, alle rose. Lo stemma parlante, cioè che evoca il nome del paese, poteva essere riprodotto a stampa in formato piccolo e inciso sul metallo per timbri e bolli. La bordura d’azzurro richiama quasi certamente la famiglia degli Arosio, il cui stemma era, appunto, di questo colore.