Inquartato: il primo, di rosso, all’aquila d’oro, con il volo abbassato; il secondo, d’azzurro, alla corona comitale infilata da una mitria d’argento; il tutto accostato nel canton sinistro del capo da un’aquila imperiale coronata; il terzo, troncato d’oro e di rosso, alla chiave rivoltata d’argento posta in palo; il quarto, sbarrato di otto pezzi, di rosso e d’oro. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di rosso, il motto, in lettere maiuscole d’oro, IN DEO SPES MEA.
Bellagio, unitosi recentemente al paese di Civenna, ha intenzione di racchiudere nel proprio stemma, gli elementi presenti nelle vecchie insegne. L’aquila d’oro e lo sbarrato di rosso e d’oro rappresentano il territorio di Bellagio. Il significato di queste figure non è ancora stato chiarito. Probabilmente potrebbero riferirsi al blasone di qualche famiglia nobiliare del paese; i colori certamente fanno riferimento a quelli dell’intera Vallassina. Per quanto riguarda il paese di Civenna, le figure scelte sono la mitria vescovile e la corona comitale, simboli del potere temporale e spirituale dei monaci benedettini e cistercensi. Civenna, infatti, fece parte dei possedimenti, assieme a Limonta e Campione d’Italia, del monastero maggiore di Sant’Ambrogio di Milano. Con l’aquila imperiale coronata e con due teste, si vuole ricordare il riconoscimento dei possessi e dei privilegi da parte di Leopoldo I, imperatore d’Austria del Sacro Romano Impero, avvenuto il 15 aprile 1697. La chiave, presente nella parte inferiore dello scudo, è il precedente emblema di Civenna e allude per assonanza all’etimologia del nome del paese. Lo stemma è completato dal nastro svolazzante di rosso su cui è incisa la scritta latina IN DEO SPES MEA, in Dio ripongo la mia speranza