D’azzurro, alla chiesetta fondata su terreno al naturale, disposta di tre quarti in banda verso sinistra, addossata ad un edificio al naturale con contrafforti e disposto anch’esso di tre quarti. La chiesetta caricata nel fianco destro da quattro alberi al naturale disposti in banda e fondati su ristretto di terreno di verde ed accompagnata, presso il fianco sinistro della fronte, da tre alberi al naturale disposti e fondati come i primi e parallelamente ad essi; l’edificio con contrafforti accompagnato a sinistra da due alberi al naturale disposti in banda e fondati su ristretto di terreno di verde, e a destra da tre abeti al naturale, di cui uno fondato presso il fianco destro dell’edificio e gli altri due caricati dall’edificio stesso.
Nel 1954, il sindaco di Bulgarograsso Giovanni Guffanti, alla presenza del consiglio comunale, approvò il disegno dello stemma dopo aver indetto un concorso pubblico riservato ai cittadini del paese. Tra i molteplici bozzetti pervenuti in municipio, vinse quello proposto dal cittadino Mario Braga, che ricevette un premio di 2.000 lire. La raffigurazione dei resti dell’antica fortezza di Santa Maria, manufatto risalente al Medioevo, è il tema caratteristico dello stemma concesso con decreto del 19 gennaio 1959. La roccaforte fu utilizzata successivamente come sistema difensivo della regione milanese nel periodo austro-ungarico ed era segnalata addirittura nelle cartine militari fino al 1918. Secondo lo storico Mario Mascetti era un complesso robusto e fortificato, una dipendenza monastica, per l’ammassamento e il deposito degli affitti, riscossi dai monaci dell’abbazia dell’Acquafredda di Lenno sui loro possedimenti di 340 ettari, tra cui Bulgarograsso, Monticello e Ronco di Fino, cui si aggiungeva la decima di Cirimido, che fruttava circa 30 moggia di cereali. L’edificio con buona probabilità sorgeva nella località occupata dalla cascina di Sant’Anna, dal nome della chiesa adiacente, raffigurata anch’essa nello stemma.