D’azzurro, al San Giorgio armato d’argento, su cavallo baio e rivolto che colpisce con la spada nelle fauci fiammeggianti il drago, il tutto al naturale.
Il drago che vomita fuoco dalle fauci su fondo di rosso sarebbe il simbolo dei conti di Cabiate, almeno secondo i documenti trovati nell’Archivio di Stato di Roma. Lo Studio Araldico di Padova, al quale era stato dato l’incarico di ideare uno stemma, propose di inserire questa figura nell’emblema del Comune. Con nota del 21 dicembre 1955, il progetto non fu approvato perché non era certo che la famiglia nobile fosse esistita o avesse mai avuto residenza nel paese. Il nuovo bozzetto, sempre dello Studio Araldico di Padova, focalizzò la propria attenzione sul culto religioso attorno alla piccola cappella di San Giorgio; accostato alla figura del santo, il drago, ucciso da una spada, secondo l’iconografia classica, poteva essere effigiato nello scudo ed esaudire così il desiderio dell’amministrazione comunale. L’emblema fu concesso con il decreto del 24 maggio 1959. Nello stemmario Trivulziano invece è presente uno scudo raffigurante un cane che sorregge con la zampa anteriore destra una gabbia. Si vuole ricordare in questo modo l’etimologia del nome, che in dialetto suona con la parola cabiàa, gabia, capia, gabbia, intesa come recinto naturale, quello che circondava l’antico insediamento, delineato da una parte dalla collina dall’altra dal torrente Terrò che scorre ormai nel centro abitato.