Semi-partito troncato; nel primo, di rosso, alla stella di otto raggi, d’oro; nel secondo, d’argento, all’albero di verde, fustato e sradicato al naturale; nel terzo, di azzurro, alla chiesa di tre navate, d’oro, con le falde del tetto, laterali, più basse, chiusa di tre, di nero, la porta centrale più grande, essa chiesa munita di rosone centrale, di nero, cimata dalla crocetta dello stesso, e fondata sulla pianura di verde.
La chiesa di San Martino è il tema principale dello stemma del Comune, concesso con il decreto del presidente della Repubblica del 9 febbraio 1990. Risalente al 1300, la parrocchia ha forme semplici, romaniche ed è importante per tutta la collettività cadoraghese per il notevole contributo apportato dalla sua gente per abbellirla e restaurarla. Si legge, infatti, su una lapide incastonata in un muro laterale, che la chiesa fu erecta sudore pauperum, innalzata col sudore dei poveri, ma generosissimi. Nel vecchio stemma, quello adottato dal paese prima che venisse concesso l’attuale, la chiesa era posta nella parte alta dello scudo proprio per rievocare la sua importanza nella vita dei cittadini di Cadorago. Lo stemma non fu approvato perché il capo, appunto la parte superiore dello scudo, ha di solito il significato di concessione, pertanto la figura della chiesa non poteva essere collocata in quella posizione. La stella d’oro è stata inserita col significato di azioni magnanime della gente del paese. Il gelso, nella sua interezza, sradicato, cioè con le radici in mostra, ricorda la coltivazione più importante del territorio, ormai del tutto trascurata. Non si deve però dimenticare che la gente di Cadorago viveva dell’allevamento del baco da seta e vive tuttora dell’industria tessile.