Partito; nel primo, d’oro, alla parte superiore del pastorale, di rosso, rivoltato; nel secondo, di rosso, alla mano destra di carnagione, con il polso vestito di oro, afferrante lo staffile di cuoio al naturale, munito di cinque strisce ricurve, mano e staffile posti in palo. Il tutto sotto il capo, d’argento, caricato dalla chiocciola al naturale, rivoltata. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante d’oro, il motto in lettere maiuscole di nero, COMMUNITAS CAMPILIONI.
Concesso l’8 gennaio 1997, lo stemma di Campione d’Italia era usato sin dall’inizio del secolo scorso con uno scudo lievemente differente rispetto a quello attuale. La comunità adottò lo stemma dei potenti abati milanesi della basilica di Sant’Ambrogio, feudatari delle terre di Campione a seguito di un lascito alla morte di un certo Totone. Il pastorale indica la dignità ecclesiastica del vescovo di Milano, e la mano, tenente lo staffile, ricorda gli ariani da lui debellati, quale strenuo difensore della fede. Campione d’Italia vuole anche ricordare i propri artisti che esportarono la loro arte in tutta Europa. Il simbolo dei Maestri Campionesi è la lumaca perché era loro abitudine emigrare portando con sé la famiglia e ogni avere, lasciando, grazie alla loro valenza artistica, l’impronta del loro cammino, proprio come la scia dell’umile animale. Il guscio della lumaca, la coclea, per la sua forma a spirale, è stato interpretato secondo alcuni studiosi come simbolo universale della temporalità e del carattere ciclico dell’evoluzione. Addentrandosi in significati più profondi, la spirale è anche simbolo costante della sezione aurea, uno dei segreti compositivi dei costruttori di cattedrali.