Semi-partito troncato: il primo, di rosso, alle lettere maiuscole C ed I, ordinate in fascia, d’oro, alternate dalla stella di sei raggi, dello stesso; il secondo, d’oro, ai due lupi passanti, di nero, allumati di rosso, uno sull’altro; il terzo, di azzurro, al faggio privo di foglie, al naturale, nodrito nella pianura di verde.
Lo stemma del Comune, concesso il 6 ottobre 2003, si basa su una leggenda. L’abitato dove sorge il paese anticamente era tutto boschi con alberi di faggio. I boscaioli di Argegno salivano su per tagliare la legna. Fu costruita una piccola casa, la casascia, poi a poco a poco vennero costruite altre case fino a formare un piccolo borgo. Era solito per questi boscaioli ritrovarsi nelle stalle per scaldarsi con l’alito delle vacche. Fu proprio una sera in cui un gruppo di casaschesi stavano passando la serata in una delle stalle, illuminate da un lume a olio, che arrivò un uomo trafelato e spaurito perché credeva di aver visto un lupo. Le donne si misero a recitare il rosario mentre gli uomini si armarono di bastoni, vanghe e rastrelli. I boscaioli, seguendolo, videro in effetti luccicare due grandi occhi e, convinti che vi fosse il lupo, iniziarono a tirare pietre, avvicinandosi sempre di più e minacciando l’animale, il quale rimaneva fermo. Un uomo coraggioso arrivò fino a toccarlo con un lungo bastone, ma quale fu il suo stupore? Non erano gli occhi di un lupo ma due buchi di un ciocco di quelli che si formano negli alberi vecchi e di notte appaiono fosforescenti. I poveri uomini tornati alle stalle furono presi in giro dagli abitanti dei paesi vicini che gridarono: “… si gnanca stai bon da cupà al luf…”