Semi-troncato partito; nel primo, di rosso, alla lettera C maiuscola, d’oro; nel secondo, di verde, ai due bisanti d’oro, posti in palo; nel terzo, d’oro, al cavallo spaventato, di nero.
Nel precedente stemma vi era la figura del vescovo Guido Grimoldi, la cui investitura nella diocesi di Como nel XII secolo fu la scintilla che scatenò la guerra decennale tra comaschi e milanesi. Per diversi motivi e per errori araldici, il simbolo di Cavallasca ben presto non riuscì a rappresentare le caratteristiche del paese e le amministrazioni successive lo scartarono. Nel 1987 la direttrice dell’Archivio di Stato di Varese Andreina Bazzi consigliò di adottare uno scudo contenente gli elementi della famiglia nobiliare degli Imbonati: un castello e un tralcio di vite addossato a una delle torri per ricordare i numerosi vigneti che producevano il vin de Cavallasca. L’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri raffreddò l’entusiasmo bocciando il progetto. Suggerì invece uno scudo che alludesse all’etimologia latina di Cavallasca e alla storia del paese. Infatti le popolazioni, prima i Liguri e poi i Celti, si spostavano a cavallo. I bisanti, in araldica dei tondi smaltati d’oro, simboleggiano il benessere che gli abitanti di Cavallasca seppero raggiungere con la loro assidua operosità Lo stemma fu concesso con il decreto del presidente della Repubblica del 22 luglio 1991.