D’azzurro, alla fascia d’argento caricata da una fiamma di rosso, accollata a due spade d’argento, manicate d’oro, poste in croce di sant’Andrea, con le punte in alto, il tutto su tre monti al naturale, fondati sulla campagna di verde.
Il progetto dello stemma, elaborato dallo Studio Araldico di Genova nel 1962, vuole ricordare nelle due spade e nella fiamma l’avvenimento di sangue del 1125. Durante la guerra dei dieci anni tra Como e Milano, raccontata nel Liber dell’Anonimo Cumano, i comaschi misero a ferro e fuoco il paese, i cui cittadini avevano sostenuto i milanesi nell’assedio della città di Como. In particolare in questo episodio, riportato in diversi altri libri di storia locale, i comaschi vollero vendicarsi dell’uccisione di Beltramo Brocco, uno dei loro capi, per mano dei guanzatesi. Questi ultimi ebbero la peggio perché si rifugiarono proprio nella chiesa di Cirimido, legata ai milanesi. La chiesa fu bruciata e con essa tutto il paese che non fu più ricostruito nella sua sede originale ma un po’ più a valle. Gli altri simboli presenti nello scudo ricordano certamente le colline, ultimo anfiteatro morenico, terminanti nella porzione di pianura in cui si trova il paese. La fascia d’argento, il sistema viario che collega il paese con quelli limitrofi. La campagna di verde simboleggia la fertilità dei terreni. Lo stemma fu concesso con il decreto del presidente della Repubblica il 10 dicembre 1964.