D’azzurro alla torre merlata di rosso, murata di nero, aperta del campo, cimata di una fiamma di rosso.
Il podestà di Grandola ed Uniti volle mantenere il vecchio stemma del Comune raffigurante la torre cimata da una fiamma per ricordare l’antica roccaforte, che attualmente si trova nella frazione di Codogna e che serviva a trasmettere i messaggi fino a Como. Nella domanda con la quale si chiedeva il riconoscimento dello stemma, risalente addirittura al 1929, il podestà decise di inserire nello scudo alcuni elementi presenti nelle insegne delle famiglie nobiliari degli Sfrondati della Riviera e dei Guaita. Per la prima, con le due bande doppiomerlate, accompagnate dalle stelle (vedasi, a titolo d’esempio, lo stemma di Barni), si voleva rendere omaggio a Ercole Sfrondati, che nel XV secolo riuscì a fermare le incursioni degli abitanti della Val Cavargna. Per quanto riguarda la seconda, il podestà propose di inserire tre scaglioni d’azzurro con la bordura di nero. Lo scaglione in araldica è la figura a forma triangolare (si veda lo stemma di Blevio). Il commissario del re, Luigi Manzoni, con una lettera del 7 maggio 1929 rispose che non era possibile concedere parti di stemmi di famiglie estinte. Per ricordarle, dunque, si propose di colorare d’azzurro il fondo e di rendere la torre murata di nero, andando contro le regole araldiche. Lo stemma fu concesso il 29 agosto 1929.