Trinciato; nel primo, d’azzurro, alla biscia d’oro, ingollante il fanciullo di carnagione, capelluto di nero, posto in fascia e in maestà, con le braccia aperte; nel secondo, di rosso, alla croce d’argento. Sulla partizione ad una banda d’argento caricata dalle lettere maiuscole di nero: LOCUS MAXIMUS.
La doppia anima del Comune di Lomazzo è raffigurata nello stemma dove vengono riunite le armi dei due territori che si contendevano i confini del paese a seguito dello smembramento del Contado del Seprio. La parrocchia di San Vito passò sotto la giurisdizione di Milano, mentre quella di San Siro sotto Como. Dopo la Pace di Lomazzo, stipulata nel 1286 fra Como e Milano, non capitò mai più che le due città sorelle si dichiarassero guerra e scendessero in campo l’una contro l’altra, ma anzi, con l’avvio del XIV secolo, Como si mise stabilmente sotto la protezione milanese, contribuendo a formare con Milano la prosperità lombarda. Lo stemma, non ancora ufficialmente approvato da un decreto legge, ormai è divenuto a tutti gli effetti il simbolo della città. Il motivo per cui non fu accolto stava proprio nella scritta presente sulla banda che dovrebbe ricordare l’etimologia del nome. La Regia Commissione Araldica, con il parere del 28 maggio 1931, si espresse in modo negativo perché la dicitura LOCUS MAXIMUS non giustifica in alcun modo l’etimologia del nome, tant’è che gli stessi autori del progetto ne avevano segnalato l’origine incerta.