D’azzurro alla sbarra [fascia, nda] ondata d’argento, accostata nel cantone destro del capo da una mitra dello stesso.
Un primo progetto del 1927, quando ancora il Comune si chiamava Lurate Abbate, prima di unirsi a Caccivio e a Castello, è stato rinvenuto nell’Archivio di Stato di Como. Il podestà del paese, Luigi Motta, propose di rappresentare una fascia ondata per simboleggiare il torrente Lura, da cui deriva il nome del Comune. Furono aggiunte le chiavi pontificie incrociate per ricordare il tempio dedicato a san Pietro per il quale è tuttora grande la venerazione degli abitanti di Caccivio; e, infine, un castello per testimoniare l’esistenza dell’abbazia di frati benedettini, il cui abate priore risiedeva proprio a Castello, frazione del paese. Il progetto del 1952 riprese parzialmente quello vecchio mantenendo la fascia ondata per simboleggiare il Lura; il leone a indicare la feudalità della terra di Lurate e una mitra per ricordare la soggezione all’abate di San Simpliciano di Milano. Lo stemma fu approvato, dopo aver tolto la figura del leone in quanto in araldica rappresenta nobiltà, fortezza, coraggio; nel caso di Lurate Caccivio il dominio feudale non fu esercitato ma subìto. Lo scudo fu colorato di azzurro, in accordo con le leggi araldiche. Lo stemma fu concesso con il decreto del presidente della Repubblica del 25 agosto 1953.