D’azzurro, al castello d’argento, aperto e finestrato del campo, torricellato di cinque, la torre centrale più bassa e più piccola, merlato alla ghibellina; alla croce latina, del secondo, nodrita sulla torre centrale, lievemente patente alle estremità; con la bordura di argento e di azzurro.
Presente nello stemmario del Carpani sotto il nome di de Casthelo Menaxi, lo stemma raffigura il forte che ha sempre contraddistinto la storia di Menaggio. La mirabile professoressa Maria Gabriella Martini, commentando i simboli presenti nello scudo, il castello e la croce, scrive: «(…) sono chiaramente espressivi di eventi politico-amministrativi e religiosi strettamente interdipendenti, come emerge da quell’unica proiezione segnica che li lega in un unicum e che riproduce fedelmente la verità storica». L’elemento più importante dello stemma, dunque, dovrebbe essere rappresentato da quella torre mediana più bassa da cui si eleva, grandiosa, una croce. In tal modo l’emblema araldico, letto in filigrana, restituirebbe con tratti essenziali, ma eloquenti, un’esaustiva visione storica della pieve di Menaggio. Lo stemma è stato ripreso da una raffigurazione riprodotta sulla chiave di volta della facciata della chiesa di Santa Marta in via Calvi, in marmo di Musso, commissionata dalla famiglia Castelli, feudataria del paese intorno al 1400. L’emblema di Menaggio, proposto dal sindaco Carlo Mantegazza, non fu mai approvato.