D’argento alla rocca di rosso fortificata ai lati da quattro torrioni merlati di tre alla ghibellina, aperta, finestrata e caricata nella parte inferiore da due spadoni d’argento manicati d’oro, posti in croce di sant’Andrea, fondata su una striscia di terra al naturale nascente da uno specchio d’acqua ondato d’azzurro e d’argento; nel canton sinistro del capo una mitria di verde.
Nel travagliato e lungo iter procedurale per la concessione dello stemma, decretata il 3 luglio 1962, il Comune di Sala Comacina scelse quello con il castello. Gli altri disegni proposti furono puntualmente bocciati per l’infondatezza delle fonti storiche. In uno di essi veniva rievocata la famosa e fantasiosa crisopoli, terra dell’oro, così come era conosciuta questa zona; in un altro la figura di un lupo a ricordo del capitano Francione, valoroso combattente che si stabilì nell’Isola Comacina. Venne presa in considerazione, invece, la poderosa fortificazione presente sul territorio, le cui vicende sono narrate nei documenti acclusi alla pratica dello stemma. Monneret de Villard, noto archeologo che scrisse con descrizioni lucide e appassionate le vicende del castello, ci dona un grandioso affresco della storia del paese e dell’Isola Comacina. Ampi stralci dei suoi studi sono stati portati come prova per giustificare la presenza della roccaforte. Le spade alludono alle cruente lotte combattute presso il forte, proprio per la sua importanza strategica. L’ultimo elemento presente nella parte superiore dello stemma è la mitria di verde, a ricordo del possedimento del paese da parte del vescovo di Como, Leone Lambertenghi.