Partito semi-troncato; nel primo d’azzurro al destrocherio di carnagione, vestito di rosso, uscente dalla partizione, impugnante un coltello, d’argento, posto in banda; nel secondo alla facciata della parrocchiale di San Bartolomeo Val Cavargna; nel terzo di verde alle tre stelle di cinque raggi, poste in banda.
Proposto da Carletto Genovese
Nel 1958 il piccolo Comune montano di San Bartolomeo Val Cavargna presentò una domanda di concessione di uno stemma studiato dalla stessa amministrazione comunale. Un leone per ricordare lo stato feudale del territorio, tre stelle come simbolo delle frazioni di cui è composto il territorio e una collina di verde per ricordare l’aspetto montuoso del paese. Questo progetto non fu accolto dall’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, invece, suggerì all’amministrazione comunale di trarre gli elementi per il proprio stemma dalla storia del culto e dalla figura del santo, intorno alla cui cappella crebbe l’antico borgo prealpino, nucleo dell’odierno Comune. L’emblema proposto accoglie le indicazioni dell’Ufficio Araldico. Nella prima parte dello scudo su fondo azzurro la figura araldica del destrocherio, dal greco cheiros, braccio, è il simbolo di san Bartolomeo che viene sempre raffigurato con il coltello a ricordo del martirio mediante la scorticazione. La chiesa parrocchiale dalle linee semplici è sorta sulla minuscola cappella risalente addirittura al 1300. Le stelle infine, nella parte inferiore dello stemma, su fondo di verde, ricordano le frazioni del paese.